Category: La meditazione


In meditazione. Nel meditare,pur nel caos di questa vita moderna,si ritrova quello stato di calma e allo stesso medesimo tempo,uno stato di gioia,che è il naturale stato di qualsiasi anima. Nel centro di se stessi,nel silenzio,nel cuore della realtà,nel cuore della verità,dove non occorre correre,dove non c’è competizione o vanità,poichè non c’è confronto ne gare da vincere,li troviamo ogni risposta. Risposte che non potremmo mai trovare all’esterno,poichè nulla esiste fuori che non sia prima dentro di noi. Se vogliamo,la meditazione può essere un gioco,il riconnettersi con il bimbo innocente che è in noi,il quale non ancora pieno di spazzatura emotiva e culturale,nella sua mente ancora libera,cerca gioia e risposte. Fin dalle elementari o addirittura prima,andrebbe insegnata la meditazione. La pace,la gioia,le verità,sono dentro di noi,eppure,tutte queste cose,specialmente in occidente,le si cerca all’esterno. Così la felicità,così come la verità,rimane sempre sfuggente.

Jvan Bugliani

Ieri,con il mio amico Marco,siamo andati in una delle mie montagne preferite,la quale io definisco un ” Tempio “. In un tempo passato,le Alpi Apuane mi hanno salvato,mi hanno fatto cambiare vita,tutte le mie esplorazioni in solitario mi hanno aiutato a cambiare prospettiva,a cambiare il modo di vedere e percepire le cose,una vita più vera,autentica,naturale,basata sulla verità e sull’Amore. Salire su di una montagna non è solo un atto fisico,ma anche un atto spirituale,è un sinonimo della vita. Cosa ci insegna ascendere una montagna? Ci insegna in primo luogo,che niente di straordinario e magnifico ci viene regalato senza impegno e sacrificio,che non ci è dovuto niente,che tutto dobbiamo meritarci o niente otterremo. La salita,la fatica,talvolta la paura e la voglia di rinunciare e mollare,tutto questo induce un carattere debole a scappare,a tornare indietro,a trovare scuse,a dare la colpa a qualcuno o qualcosa,così come nella vita. Ma se saremo capaci di superare queste sensazioni,tentazioni e rimanere fermi e centrati sui nostri obbiettivi,allora passo dopo passo,dolore dopo dolore,gioia dopo gioia,arriveremo ad uno stato di consapevolezza diversa,cioè che siamo più forti di quello che abbiamo sempre pensato,che il nostro corpo può resistere,perché il nostro spirito è forte e se siamo arrivati su di una vetta di una montagna,senza cedere alla tentazione di rinunciare,allora quali altre prove nella vita non saremmo in grado di affrontare? Nessuna! Una delle più grandi lezioni che mi hanno insegnato le montagne è questa: non mollare mai,perchè la gioia,la magia e l’infinita bellezza della vetta è solo per i coraggiosi,per coloro che rimangono centrati e consapevoli e quel dono che solo la vetta sà dare,è quel sentirsi ad un passo dal Cielo,vedere il mondo dall’alto,vedere lontano,molto lontano,da una prospettiva quasi Angelica: e tutto questo non può essere regalato,ne è un diritto,ma và meritato.
 Tiziano Terzani – Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta. –

In secondo luogo,le montagne sono una eterna meditazione,perchè ti costringono ad essere nell’attimo presente,nel “qui e ora”. La mente non può permettersi di andare nel passato o nel futuro,perchè se no rischi di cadere e farti male o peggio. Ricordo, quando la mente va troppo nel passato si rischia di diventare depressi,quando invece la mente và troppo nel futuro,si rischia di diventare ansiosi: quando invece la mente,rimane nell’attimo presente,nel “qui e ora” ,la mente è in pace,non deve preoccuparsi di nulla. Ecco l’importanza della meditazione,cioè rimanere nel presente,con la mente libera e sgombra da ogni pensiero. In verità vi dico: le migliori risposte le ho trovate nel silenzio,nella natura,non le ho mai trovate in nessun personaggio spirituale o conferenza di suddetti personaggi. È nella natura che Dio si rivela,è nel cuore umile,in pace e silenzioso dell’uomo che Lui parla.  

 Tiziano Terzani- « Non ci sono scorciatoie, tanto meno quella di un guru che ti apre la via. Questo è un aspetto che varrà la pena di sottolineare, anche per mettere in guardia futuri giovani viaggiatori dal restare intrappolati da questa idea che ‘c’è bisogno di uno che fa luce’. Che la faccia, ma poi tocca a noi giudicare, valutare, fare la nostra esperienza. » ─ 

C’è una magia profonda nel silenzio urlante dei boschi,c’è un estasi nella vetta alta e solitaria,c’è un canto eterno nello spirito degli alberi,c’è una saggezza antica nelle roccia e una luce profonda nei torrenti di montagna. Tutto parla,riecheggia e risuona allo spirito dell’uomo umile,che con mente e cuore aperto prova gratitudine e reverenza per tutto questo,per questi doni della terra e del Cielo. 

Che possiate imparare dalle montagne la forza, per essere indipendenti da tutto e tutti, che possiate avere la pace,per vivere felici,e che possiate sviluppare in voi stessi l’Amore,per imparare la compassione e quindi non essere più schiavi di questa competizione assurda di questa società. – Jvan Bugliani –
– Gesù < ” il Regno di Dio è nel cuore del uomo ” >.

 

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Ed ecco arrivata la fine del mio ritiro spirituale all’eremo dei miei Amici eremiti. Devo dire che è straordinario avere Amici che mi vogliono e mi accolgono sempre a braccia aperte e senza mai pretendere o aspettarsi nulla in cambio ( un miracolo al giorno d’oggi ) . Il loro esempio di vita per me è fonte di grande ispirazione: la loro vita si basa fondamentalmente sull’autarchia,sull’onestà,sulla verità,su l’umiltà e sopra ogni cosa,la contemplazione,il rapporto stretto con Dio,Gesù e Maria. Vivere un pò di giorni con loro è stato rigenerante,sia a livello spirituale,ma anche fisico ( visto che sono vegetariani e ho constatato che mangiare vegetariano per il mio corpo è un vero toccasana: più leggero,meno appesantito,ma comunque sazio ).
Abbiamo fatto diverse chiaccherate,profonde ed edificanti,cosa straordinaria,visto che nel luogo dove vivo non avvengono mai con quasi nessuno.
Ho letto molte pagine di libri interessanti ed antichi,fatto passeggiate nei boschi e meditazioni sulla neve: ho gustato il silenzio,la pace e la contemplazione della cella e mi sono addormentato al suono della legna che bruciava nella piccola,antica stufa in ghisa che è in ogni cella.
Mi svegliavo insieme agli altri,ogni notte alle 03.30 del mattino per le prime preghiere del notturno; un atto,un momento nel cuore della notte così intenso che è difficile da spiegare,poichè bisogna capire e vivere questo contesto.
Il lavoro manuale al mattino; io solitamente ero l’addetto ai boschi,tagliare la legna,rifare qualche muretto caduto ecc, e invece no! Queste volta l’abate,il mio maestro spirituale,Fra Mario,mi ha voluto sperimentare da un’altra parte,cioè in cucina. Quante risate che mi sono fatto con Fra Lorenzo,Fra Marco,Davide e Roberto,visto che io in cucina non è che sono molto ferrato,se non per le cose basilari; comunque è andata bene e ho anche imparato a fare la peperonata e il minestrone,cosa che prima non sapevo e quando imparo qualcosa di nuovo sono sempre molto felice. È rimasto contento anche Frà Mario,dice che sono polivalente e che bisogna essere così,anche se io personalmente preferisco quando devo lavorare nel bosco.
Ho imparato molto,anche sul combattimento spirituale,inevitabile se non si vuole essere schiavi di questa società che ci induce a vivere tutti senza valori e senza fedeltà. Mi torna alla mente due frasi di San Bernardo di Chiaravalle,nel suo scritto dedicato a Ugo de Payns. Vi si afferma: < Per il cristiano il pericolo o la vittoria vengono giudicati non dal successo delle azioni ma dalla disposizione del cuore >.
E: < Se la causa per la quale si combatte è buona,l’esito della battaglia non potrà essere cattivo. Allo stesso modo non sarà stimata buona conclusione quella che non sia stata preceduta da una buona causa e da una retta intenzione>. Ci sono molti combattimenti da fare al giorno d’oggi per un cristiano,uno su tutti,combattere per la Verità,in un mondo menzoniero. Un mondo che anche tramite i mass media vuole oscurare i buoni,giusti valori ( come la famiglia,il matrimonio,la fedeltà,la serietà,l’amore ) e mettere al loro posto un liberismo che alla fine tradisce tutti,non soddifa mai fino in fondo e non fa altro che lasciare vuoti sempre più incolmabili. Se tutti vogliono tutto,senza rinunciare a niente,alla fine si finisce che tutti non si ha niente. Ecco il risultato del liberismo attuale.
Oltre a questo,devo essere estremamente riconoscente a Frà Daniele,il più giovane ( 40 anni ); la chiaccherata con lui è stata illuminante,visto che abbiamo avuto una vita simile. Lui prima di cambiare vita,era un ragazzo nella media,con moto,goliardate con gli amici,macchine,fidanzata ( stava quasi per sposarsi ),ha comprato una casa nuova nella quale ha dormito solo una notte,viaggi ecc : la sua testimonianza per me è stata straordinaria,probabilmente è l’uomo più coraggioso ( coraggio nel scegliere di cambiare vita e coraggio di seguire la chiamata di Gesù ) e saggio che conosco dopo Fra Mario e Fra Lorenzo.
E così,anche questa ennesima avventura all’eremo,dai miei grandi veri Amici eremiti ( ormai una seconda famiglia ) è giunta al termine,ma spero, a Dio piacendo,che non sarà l’ultima. In un mondo e in una umanità moralmente e spiritualmente nel caos; almeno ho un angolo pulito,una piccola parte di paradiso dove andare a ripulirmi e a ricaricarmi di energia pulita, per non essere inghiottito e schiavizzato dalla realtà quotidiana.

P.S. Una piccola riflessione che ho scritto ieri nel bosco vicino l’eremo:
” Appena finito Una stupenda meditazione davanti questo magnifico panorama. Oggi è Il mio ultimo giorno di ritiro spirituale qui Dai miei amici eremiti. Come sempre tutto è stato magico,Vero. Tra le altre cose,ho capito la differenza tra “meditare per cercare Dio” e
meditare per cercare l’Io ( cioè se stessi )”. Meditare per cercare l’io,porta troppo facilmente alla vanità,all’ego,all’orgoglio,all’egoismo,alle illusioni e alla superbia; semplicemente perchè SI mette l’Io al primo posto e Dio al secondo: così è molto difficile arrivare alla pace interiore e spesso si ha la sensazione di non essere Mai pienamente soddisfatti. Invece,meditare per cercare Dio,porta all’Umiltà e l’umiltà porta a Dio e Lui porta la pace nel cuore e la pace fà trovate l’io,cioè l’essenza di sé. Dio al primo posto e l’Io al secondo,ecco la via da seguire per chi vuole fare un cammino spirituale in spirito di Verità. Una piccola cosa che ho imparato. Ora lascio Il bosco e torno all’eremo che tra queste montagne ghiaccia presto. Jvan Bugliani ”

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Ancora una volta,andando in esplorazione a caso,ho scoperto un luogo magnifico,montagne e canyon. La salita è molto impegnativa,scoscesa,ripida,con punti molto esposti,dove bisogna fare molta attenzione o si finisce per fare un volo di centinaia di metri. Ma l’arrivo in vetta è qualcosa di magico,il paesaggio è selvaggio con dislivelli e forme rocciose che lasciano senza fiato. Lo considero un privilegio,un dono di Dio poter andare in questi luoghi,esserne attirato, anche perchè, ancora non sò come ho fatto in questi anni ad andare a caso e scoprire luoghi così meravigliosi. Poter meditare circondato da così tanta pura bellezza,diversa da quella che da il mondo,finta e sporca, è un dono del quale ancora faccio fatica a sentirmene degno,tuttavia continuo a ringraziare per questi inestimabili regali. C’è un motivo perchè tutti i saggi e i profetti,quando sentivano il bisogno di distaccarsi dal mondo ed andare a pregare e a meditare salivano sui monti,poichè la montagna,anche a causa della conformazione stessa,eleva verso il Cielo: senza regalare niente però senza sforzo,al contrario del mondo nel quale ogni cosa è in offerta e a basso prezzo,ma che non soddisfa mai per più di qualche ora,lasciando dentro sempre quel certo senso di vuoto. La montagna richiede sacrificio,fatica,coraggio,attenzione,concentrazione,umiltà,o il prezzo da pagare sarà alto,cioè la vita; ma ad ogni passo,ad ogni metro che si sale,il cuore e lo spirito si riempiono di nuova vita,nuova energia pulita,che ripulisce dalla sporcizia della civiltà umana. L’altitudine cambia il paesaggio e l’aria e anche lo stato d’animo e i pensieri,tutti i sensi sono amplificati,ed ogni gesto diventa un atto di purezza e amore verso se stessi,la terra e il Cielo,per così tanta bellezza gratuita tutt’attorno. E poi la vetta,a un passo dalle nuvole,talvolta sopra le nuvole,il cielo così vicino,il vento,il silenzio,non più il rumore,le finzioni,le vanità,le illusioni degli uomini,ma solo la forza e la purezza reale della terra,dell’anima e del cielo,tutti e tre collegati in un unico atto d’amore: sembra di volare da lassù,sopra ogni cosa e che i pensieri e le parole,proprio per il sacrficio di essere arrivati fino a lì,vengano ascoltati più facilmente da chi stà più in alto di tutti noi. Questo che segue,invece,è la cronaca dell’avventura-disavventura vissuta al ritorno dalla vetta della montagna: .Ho incominciato a ridiscendere,lentamente perchè quella parte della montagna è molto ripida e sarebbe bastao un inciampo e fine. Comunque dopo pochi minuti,incomincio a vedere dei nuvoloni che velocemente risalivano dal mare verso le montagne dov’ero io. Allorchè affretto il passo,nel limite del buon senso,ma faccio appena a tempo ad arrivare a metà crinale-altopiano e quindi a metà discesa che le nuvole basse arrivano e ricoprono tutto,in poche parole non vedevo più niente,la visibilità era circa di un paio di metri. Incomincio ad essere preoccupato. Comunque,proseguo il sentiero,seppur con difficoltà,riesco a trovare i segni rossi e bianchi,e per un pò le cose,nonostante l’assenza totale di visibilità,sembrano andare discretamente bene,senonchè arrivando su di un promontorio,dove mi ricordavo che c’era l’ultima discesa che portava al paese di colonnata,perdo il sentiero.le nuvole coprivano ancora tutto,non vedevo niente intorno a me,se non il bianco delle nuvole,non avevo nessun punto di riferimento se non le roccie di un paio di metri davanti a me e ricordavo che in quel punto della montagna il sentiero era segnato poco e male ( se ci fosse stato il sole,quindi piena visibilità non ci sarebbero stati problemi,poichè da quel pinto si vede chiaramente il paese ) ; quindi,proseguo ad intuito e sul quel poco che mi ricordavo della salita. Ricordavo che il paese stava in base sulla destra,ma quanto a destra non lo ricordavo. Così cammino,saltando da un sasso all’altro,non più sul sentiero battuto ( in quella zona non c’era il sentiero,dovevi arrampicarti,ma con piena visibilità,niente di così complicato ), continuo a camminare cercando di scendere e sempre andando sulla mia destra. Dopo un bel pò di minuti,tra qualche scivolata,qualche aiuto al mio cane,incomincio veramente a preoccuparmi,ancora non vedevo niente, non sapevo a questo punto il paese in quale direzione fosse e soprattutto non ricordavo se davanti a me,nel,a direzione in cui andavo,ci fosse un burrone che mi facesse volare giù all’improvviso,visto che le nuvole basse non mi facevano veere amcora niente,ma la cosa peggiore è che ormai era sera,il sole stava tramontando,e il buio,nonstante comunque avessi avuto la torcia d’emergenza sarebbe stato quasi fatale,in quelle condizioni e su quella parte della montagna. Lì ero veramente preoccupato, ma più che per me,per il mio cane,che se era in quella situazione era solo a causa mia; ed io penso sempre che se una mia azione riguarda solo me,allora sono fatti miei,ma se una mia azione coinvolge anche altri esseri viventi,allora ne sono responsabile,anche e soprattutto delle conseguenze di tali azioni. Comunque non c’era tempo da perdere,anzi,il tempo era proprio un lusso che non potevo permettermi. Così affretto il passo,continuo a scendere per diversi minuti sperando che tornasse un pò di visibilità,sudavp e il cuore incominciava a battere forte,la tensione aumentava man mano che la luce del giorno diminuiva: quando finalmente si apre un varco tra le nuvole,e sulla mia sinistra in fondo intravedo il paese!! Si,appunto,sulla sinistra,in un altro costone di montagne!! Con visibilità zero,avevo sbagliato ero sceso troppo sulla mia destra e ora mi trovavo in un punto in mezzo al nulla,lontano dal paese dove avevo lasciato la mia macchina e in un punto dove non ero passato prima. Per 2 minuti rimango fermo in piedi a guardare il paese da lontano,cerco di calcolare come ci sarei potuto artivare nel più breve tempo possibile e senza amazzarmi o arrivarci in volo. Quando ad un certo punto le nuvole incominciano a salire di quota,improvvisamente davanti a me torno tutto chiaro,ho di nuovo la visibilità al 100% !! Vedo molto più in basso davanti un bosco di rovi e alberi spogli,,dopo il bosco un prato fatto a terrazzamenti e dopo il prato sulla sinistra,un enorme cespuglio di rovi,qualche albero,ma soprattutto dopo poco la parte bassa del paese di Colonnata,vicino alla cava di marmo. Mi si apre il cuore. Penso: ” attraverso il bosco,attraverso il prato e poi in qualche modo con l’aiuto del mio fedele machete mi faccio largo tra quell’enorme cespuglio di rovi e spine e arrivo al paese”. Questa era la teoria,poi come sempre,la pratica è stata un pò diversa. Riesco ad attraversare il bosco abbastanza facilmente,anche se sono dovuto passare attraverso una grossa frana fatta di sassi tagliente e a parte un paio di piccole ferite è andata bene; arrivo al prato,scendo tutti i terramenti,quasi fino in fondo,arrivo al mega cespuglio di rovi,ma da là in alto dov’ero prima,non avevo calcolato quanto era grande! Ormai era quasi notte,il tempo stringeva e rischiavo di rimanere bloccati lì dal buio. Potevo farmi strada col machete,ma ci sarebbe voluto troppo tempo e il tempo era l’unica cosa che non avevo. Così decido di scendere ancora qualche terrazzamento ler vedere se ci fosse stato un qualche passaggio verso il paese. Arrivo in fondo al prato. Vedo sulla mia sinistra,proprio dove in linea d’aria dovevo passare,una rete du ferro alta che delimita una proprietà. Mi appoggio alla rete e guardo giù: più o meno circa 30 metri più in basso c’era una casa. Decido che non ho alternativa,devo scavalcare la rete,raggiungere la casa,scusarmi per essere entrato nella loro proprietà e chiedere qual era la strada più veloce per tornare al paese. Così,prendo in braccio Kay,il mio cane,e la lancio al di là della rete,va tutto bene,daltronde oer lei quest avventura è stata tutta un gioco; comunque,scavalco anchio,non senza difficoltà,scendo il rimanente ripido bosco,infatti nonostante le mie scarpe nuove da trekking ( le Salomon a mezza altezza in gote-tex,le consiglio,comode leggere,con un ottimo grip su roccia,sulla terra umida e in condizione di forte dislivello,ovviamente,come tutte,ha poco grip,ma solo perchè è la terra fangosa che cede ) un paio di scivoloni me li prendo; nonostante questo arrivo finalmente alla casa,la salvezza. Vado immediatamente a bussare alla porta e mi apre una simoatica anziana signora,in compagnia di una sua amica all’incirca della stessa età. Mi scuso immediatamente per essere entrato nella sua propietà e gli spiego che mi ero perso a causa dell’improvviso artivo di nuvole basse. La simpatica signora mi racconta che non è la prima volta che escurionisti finiscono in casa sua,mi offre acqua e un caffè,ancora qualche chiacchera,due risate,ringrazio e mi incammino per il paese,che in 10 minuti raggiungo,questa volta su strada normale. Arrivo alla macchina,stanco,molto stanco,ma felice: felice per la giornata,per quest’avventura finita bene,è stata una grande lezione; felice per la gentilezza,la simpatia e l’ospitalità dell’anziana signora. Anche quest’avventura l’ho potuta raccontare,magari arriverà il giorno che non potrò più raccontarla,e camminare su montagne e prati di altre dimensioni e altri cieli,ma per questa volta ringrazio Dio per tutto quanto ho visto,scoperto,gustato immeritatamente di questa paradisiaca natura e anche per la lezione appresa al ritorno. La vita è straordinaria,proprio perchè non si finisce mai di imparare,con umiltà la vita è un grande viaggio di conoscenza,di miglioramento di se stessi,imparando da ogni cosa o situazione. Mi rendo conto ora delle molte lezioni che ho appreso: ho imparato il valore del silenzio,dal rumore della società,ho imparato l’amore da chi non vuole amare,ho imparato l’amicizia da chi fà finta di essere amico,ho imparato la fedeltà da chi tradisce con facilità,ho imparato il rispetto da chi non rispetta nessuno,ho imparato la pace da chi usa violenza,ho imparato la fede da chi non crede,ho imparato l’umiltà dall’altezzosità e dalle illusioni dei superbi,ho imparato a seguire la verità da chi è bravo a mentire,ho imparato a non essere complice del male da chi dice ” tanto ormai le cose funzionano così “, ho imparato il valore della vita in ogni vita da chi la inquina e la distrugge,per interesse,gioco o indifferenza,ho imparato dalla montagna che se vuoi arrivare vicino al Cielo,alla sua magia,pace e bellezza, serve sacrificio e impegno e l’ho imparato anche da chi crede che tutto gli sia dovuto. Niente in questa vita ci è dovuto,ma la felicità,la pace,la si conquista solo con sacrificio, purezza di cuore e Amore. In conclusione,la natura è una grande fonte di ispirazione,una maestra saggia,severa e una grande culla per l’anima

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Di ritorno da un stupendo ritiro spirituale dai miei amici eremiti,nel loro magico eremo-santuario di Minucciano. Giorni passati a meditare,a conversare di argomenti edificanti,ad esplorare boschi solitari le cui uniche presenze sono stati i caprioli. Ho ricevuto anche col rito antico all’altare il santo scapolare del monte Carmelo,un oggetto dal grande significato e dal grande potere spirituale. Mi ci volevano questi giorni,per rigenerare lo spirito per rielevare l’anima,per rinvigorire la consapevolezza di questa vita. La realtà nella quale vivo,questa società fatta di vanità,superbia,egoismo,superficialià,inganno,illusioni; è a dir poco un puttanaio, e per fortuna esistono ancora questi posti,quasi fuori dal tempo,dove rigenerare corpo e mente,ripulire il cuore dal fango della realtà quotidiana,dal troppo rumore e da parole inutili,ipocrite e vuote: per fortuna che esistono ancora persone,questi eremiti,che vivono in maniera pulita ed è veramente un miracolo considerando questo mondo sporco. Ancora una volta ho ricevuto grandi lezioni: ” Dio ci ha creati per la vita eterna,il diavolo ha portato la morte. Cristo ha trionfato sulla morte. Se togliamo Dio dalla nostra vita il destino che ci aspetta è il diavolo,la perdizione,l’inferno,cioè la definitiva lontananza da Dio e,quindi,la morte. Se accogliamo Dio nella nostra vita,come Maria nel suo grembo,il nostro destino è nell’eternità della gioia. . Prima o poi,aggiungeva, dovrà scegliere da che parte stare. Ecco l’azione del demonio: spostare l’attenzione da Dio alle cose terrene; negare l’azione salvifica di Gesù,dileggiare la promessa della felicità eterna,insistendo su quella che viene considerata l’unica liberazione, che solo può venire dal dare libero corso ai sensi. E va bene quando a un certo punto della vita ci si rende conto di aver inseguito il nulla,di aver sprecato un’intera esistenza per un pugno di mosche. Facile il riferimento letterario a un personaggio di Gabriele D’Annunzio,forse immagine dell’autore stesso,che nel “Piacere”,si trova ad affrontare proprio questo senso del nulla scaturito da una vita dissoluta. Il suo problema non è nel senso di colpa,ma il sentire che quella libertà di peccare che tanto aveva cercato,in realtà ha finito per legarlo come fosse . Il sentimento che prova è ,oltre allo sconcerto nel constatare che le non riescono più a tenere . È il peccato che si accompagna alla sua condanna. Papa VI ci ricorda che il diavolo agisce <>.” Viviamo in una realtà conformista e omologante,lontana dalla vera verità, (dove l’Amore diventa un guscio vuoto da riempire arbitrariamente…una parola abusata e distorta fino a significare il contrario), dove la maggioranza assume gli stessi comportamenti: il messaggio di Gesù porta fuori dagli schemi,dal modo di vivere comune. Papa Benedetto XVI si sofferma particolarmente su questo concetto. L’afflizione di cui parla Gesù,spiega,<>. ( Gesù fu amato da molti per la Verità eterna e d’amore che portava,ma fu anche odiato,e stava antipatico a molti,perchè Lui attestava il peccato nel quale vivevano le persone,e la gente,allora come oggi,non volevano sentirsi dire che sbagliavano e che vivevano nel peccato ). Come stà scritto nel libro di Padre Amorth: <>. Il cristiano deve essere attento,militante,nonostante il mondo molte volte gli sia contro,anche se questo può creare afflizione. E proprio agli afflitti,annota il Papa,viene promessa consolazione,così come ai perseguitati il Regno dei Cieli. Il regno di Dio,questa è la vera consolazione: stare nella protezione della potenza di Dio ed essere sicuri del suo Amore>>.” Il Cristiano può sbagliare,cadere nell’errore,ma deve sempre rialzarsi e mirare sempre alla Verità e a l’Amore, nonostante tutto. Grandi giorni sono stati per me,giorni di meditazioni,studio,conversazioni edificanti,escursioni e avventure nei boschi,tanta pace,tanto rilassamento e soprattutto energia nuova e pulita. È un mondo che inganna,belle parole,belle faccie e pessimi fatti; per fortuna che esistono ancora luoghi e persone così,pulite,vere,dove c’è verità,semplicità e finalmente nessuna maschera. Se vivessimo in una società fatta di persone così pulite,il cuore di tutti sarebbe in pace,felice e,la falsità e l’inquietudine sarebbero solo un triste lontano ricordo.

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Jvan Bugliani

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Mi piace l’inverno,la calma e il silenzio; è il giusto periodo per meditare nella natura,per dedicare tempo a se stessi,al tempio della propria anima: non c’è la folla e il rumore del periodo estivo,questo è il tempo di rigenerare lo Spirito. Non mi fido di chi non riesce a stare da solo con se stesso e ha sempre bisogno della folla,di compagnia,dello sguardo degli altri,perchè poi per avere sempre qualcuno vicino è disposto a fare o a dire qualsiasi cosa e come ci si può poi fidare? Ci sono delle parole di Charles Bukowski molto interessanti : “Attenti a quelli che cercano continuamente la folla; da soli non sono nessuno”. In questo mondo fatto di rapporti finti,basati più sulla convenienza che su qualcosa di concreto e nobile,bisogna diventare forti e indipendenti,per non diventare schiavi di compagnie fatte solo per riempire il tempo e la propia solitudine, il cui risultato può essere solo altro vuoto sempre più incolmabile. Bisogna realmente stare attenti a chi abbiamo intorno: compagnie sbagliate ci cambiano,ci influenzano e ci costano care. Sono dell’idea che se una persona è disonesta non bisogna starci insieme o la disonestà piano piano diventerà normale: se una persona tradisce la propria compagna/o,non bisogna passarci tempo insieme o il tradimento diverrà con il tempo una cosa normale: se si stà con persone superficiali,la superficialità diverrà normale,se frequentiamo individui abituati a dire bugie,a vivere nell’inganno,di fatto la menzogna diverrà il nostro vivere quotidiano e così via per ogni cosa; siamo inevitabilmente influenzati dal modo di vivere di chi abbiamo intorno a causa della debolezza umana,per questo è importante capire bene,osservandone i comportamenti quotidiani,le persone che ci circondano,poichè esse,giorno dopo giorno,volenti o nolenti inquinano la nostra vita e il nostro futuro. Vorrei citare (Eric de la Parra Paz) :Noi siamo il nostro modo di vedere le cose, tutto è relativo alla persona che ne fa esperienza. Associatevi agli onesti, ai vincitori, alle persone positive, alle persone con una mentalità vincente. Se invece vi unite a persone mediocri, prima o poi diventerete come loro. Fa parte della legge della vita.(Eric de la Parra Paz) . È per questo che sostengo che noi siamo gli artefici del nostro destino,fabbri del nostro successo e costruttori dei nostri fallimenti ed infelicità. Le nostre scelte quotidiane determinano il nostro presente e il nostro futuro. È tempo di filosofia,di porsi domande,di lottare per la rinascita dei veri valori di fedeltà,verità,Amore,pace,compassione,bontà; è tempo di meditare,di pace,silenzio,una stagione che finisce e una nuova stagione che comincia,con nuove prospettive,nuovi spazi ed orizzonti.

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Prefazione

Gesù ci dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. ” (Gv 14, 27)

La pace dell’anima è un tesoro inestimabile sempre più raro fra gli uomini del nostro tempo.

Il mondo nel quale si vive oggi è artefatto, disarmonico, superficiale, materialista, consumista. È il mondo dell’apparire e non dell’essere, della fretta e non dell’attesa tenace e paziente, del successo immediato e otte­nuto il più delle volte sacrificando la correttezza e l’onestà.

Quale è la causa di tale abbruttimento, della perdita dei valori esisten­ziali che orientano e determinano la vita dell’uomo? È l’assenza di Dio nella vita individuale e sociale. Il mondo di oggi è come un enorme tran­satlantico che naviga nell’oceano senza meta, ha perso l’orientamento, va alla deriva, non ha con sé la bussola. La bussola del mondo e dell’uomo è Dio; il grande smarrito. Senza Dio che senso ha la mia vita e quanto mi circonda? Non ha senso.

Mi aggrappo con ansia a quanto l’esistenza breve e precaria mi offre, la bevo e la gusto fino alla feccia, ma non mi completa, non mi soddisfa, non mi rende felice, mi illude e poi mi delude amaramente. Percepisco sempre più intensamente il vuoto, il non senso, l’assurdità di tutto. Per­ché esisto? Non lo sò. Perché continuo questa vita senza senso? La faccio finita una volta per tutte! Questo è il ragionamento e la conclusione di molte esistenze odierne! Oppure si continua a “vivere” tenendoci sulla groppa frustrazioni, angoscie, ansie, nevrosi, esaurimenti sempre in aumento! La soluzione qual’è? Tornare a Dio, tornare a Cristo fonte della pace dell’anima.

La pace dell’anima è un’arte spirituale da conoscere e da apprendere. Ho trovato alcuni anni fa fra i tesori dell’ascetica cristiana un aureo opuscolo che chiamo “vademecum” cioè un buon amico che ci suggerisce questa arte essenziale per la nostra esistenza finalizzata ed equilibrata. Sono sicuro della sua attualità e del beneficio che ne possono ricavare molte anime oggi. È piccolo di mole ma ricchissimo di contenuto. Come va letto? Adagio, facendo penetrare il contenuto dei brevi capitoli nel profondo di noi stessi e chiedendo a Dio e alla Tutta Santa un particolare aiuto per attuarlo nella nostra vita e così guarire, con la fede vissuta, dal­l’epidemia odierna del non senso e dell’assurdo di noi stessi e di quanto ci circonda. Lo offro alla vostra attenzione e alla vostra lettura. Portatelo con voi e rileggetelo spesso. Vi insegna a vivere nella pace di Cristo, a sceglierlo come modello e meta da perseguire, ad averlo e sentirlo vicino come l’amico leale e fedele. “Guai al solo” ci ammonisce la Bibbia. Con Cristo al fianco, percorriamo più sicuri il breve percorso della nostra esi­stenza per essere poi accolti fra le su braccia per tutta l’eternità. Buona lettura.

fra Mario Rusconi eremita

 

Natura del cuore umano e mezzi per governarlo

Dio fece il cuor dell’uomo per amarlo e per essere riamato: dunque, per l’eccellenza del fine, per il quale fu creato, il cuore umano può dirsi la più nobile e la più grande opera di Dio. Nel governo di questo cuore sta la vita e la morte spirituale. Esso, che è per natura inclinato a fare tutto per amore e nulla per forza, presenta facili mezzi per essere guidato. Vigiliamo sulle cause motrici delle nostre azioni: non occorre fare violenza. Consideriamo donde nascono e dove tendono. Scrutiamo se queste cause motrici partano dal cuore sorgente dell’Amor Divino, o dallo spirito sorgente di umana vanità. E quando nulla ci sembrerà tutto ciò che facciamo per Iddio, ed arrossiremo di fare così poco, benché si faccia il possibile, allora conosceremo che è il cuore quello che ci spinge alle buone opere per impulso di amore. Invece confesseremo di essere guidati da spirito muto e mossi solo da umani interessi, quando le buone opere, al posto di ispirarci umiltà e sottomissione, nient’altro in noi lasciano che illusione, fumo di vanagloria, e ci fanno credere di aver fatto molto, mentre nulla di buono in realtà abbiamo realizzato.

In queste osservazioni, che incessantemente dobbiamo fare su noi stessi, sta l’umano conflitto, di cui parla Giobbe.

Esse però non devono essere piene di agitazione, perché il loro scopo principale, è quello di dare la pace all’anima, calmandone e acquietandone le ansie quando è turbata nell’agire e nel pregare. È neces­sario infatti persuaderci che non pregheremo mai bene se l’anima non si trova nel suo stato normale. Per conseguire questo, sappiamo bene che nulla giova più delle attrattive dell’amore, uniche sole capaci a richiamare l’anima dal suo smarrimento col restituirle la tranquillità primitiva.

 

L’anima deve essere sollecita a conseguire una perfetta tranquillità

Tale ispezione, soave, pacata e, soprattutto, perseverante sul nostro cuore, ci condurrà facilmente a grandi cose. Ci farà non solo pregare ed agire con calma e facilità, ma anche soffrire senza quella inquietudine che trascina tutti al disprezzo e all’ingiustizia. Non illudiamoci però che si possa conseguire quell’intima pace senza grandi fatiche, e che ci sia dato di evitare le battaglie che a noi inesperti muoveranno i nostri formidabili nemici. Tuttavia non dubitiamo che nel conflitto, purché vogliamo com­battere, ci vengano meno gli aiuti e le consolazioni. Stiamo certi che le forze degli avversari si indeboliranno e si dissiperanno, e che noi potremo dominare i nostri impulsi e rendere finalmente all’anima quella preziosa quiete da cui deve emergere la sua felicità in questa vita.

Se dovesse avvenire che lo stimolo fosse difficile da superare, per­ché troppo forte è il peso delle afflizioni e troppo grave per essere da noi sopportato, ricorriamo all’orazione. Preghiamo e perseveriamo nella pre­ghiera, imitando Gesù che per ben tre volte pregò nell’orto degli ulivi, per insegnarci che ogni spirito contristato deve cercare nella preghiera conforto e consolazione.

Preghiamo dunque incessantemente finché non sentiamo il nostro interno ridotto e sottomesso a Dio, la nostra volontà uniformata a quella di Dio e l’anima nostra restituita alla primitiva calma. Non procuriamoci turbamento col precipitare le azioni esteriori, e se stiamo facendo qual­che lavoro o manuale o intellettuale, occupiamocene pure, ma con tran­quillità e posatezza, senza prescriverci il tempo per ultimarlo e senza affrettarci per vederne la fine.

Unica e principale nostra intenzione sia di aver sempre presente Dio con umiltà e pacatezza senza curarci d’altro che di piacergli. Se vi vorremo aggiungere altro, l’anima nostra si riempirà di turbamento e di inquietudine. Il più delle volte soccomberemo. Le angustie, che ci toc­cherà di sopportate per riaverci dalle cadute ci insegneranno che, il voler fare tutto secondo il nostro capriccio e la nostra volontà, è la causa di ogni nostro male. Se ciò talvolta vale a renderci paghi di vane compia­cenze dopo aver conseguito l’intento, nel caso opposto ci ricolma invece di dispiacere, di inquietudine, di disgusto.

 

La pace si edifica lentamente

Cacciamo dunque dal nostro spirito tutto ciò che può innalzarlo o deprimerlo, rallegrarlo o perturbarlo. Operiamo con calma per acquistar­gli o conservargli la sua tranquillità, poiché Gesù Cristo ha detto: Beati i pacifici; imparate da me che sono mite e umile di cuore. Non dubitiamo che il Signore non sia per coronare questa fatica, formando nella nostra anima una casa di delizie. Egli però esige che, ogni qualvolta saremo agi­tati dagli stimoli dei sensi e delle passioni, noi ci preoccupiamo di repri­mere questi eccitamenti, di calmare e sedare queste turbolenze, resti­tuendo la calma alle nostre azioni.

Ora, come non si può edificare una casa in un sol giorno, così noi non potremmo giungere in breve tempo ad acquistare questo intimo te­soro. Due cose sono indispensabili per coronare tale opera: che Dio stesso si edifichi dentro di noi questa dimora, e che questo edificio si basi sull’umiltà.

 

Per conseguire la pace dell anima ci si deve proporre la privazione di ogni consolazione

Quasi ignota al mondo è la via che conduce a questa imperturba­bile pace. In questa via si accolgono le avversità nello stesso modo che dai mondani i piaceri. In questa via si anelano i disprezzi e gli obbrobri con la stessa avidità che dai mondani si desiderano la gloria e gli onori. In questa via si pone la stessa cura a sfuggire e ad essere sfuggiti ed abbandonati dagli uomini, che dai mondani ad essere cercati, accarezzati e stimati dai grandi.

Vi si professa però con tutta umiltà la santa ambizione di essere noti a Dio solo, e da lui solo osservati, consolati e favoriti. L’anima cri­stiana vi impara a stare sola con Dio e a sentirsi penetrata in modo tale della divina sua presenza, che non vi è pene né tormento che non desi­deri soffrire per la gloria e l’onore divino. Vi impara che la pazienza can­cella il peccato, che una sventura tollerata vale un tesoro per l’eternità, e che chi vuol la gloria di conformarsi a Gesù Cristo deve necessariamente ambire di patire per Lui. Vi impara che il fomentare l’amor proprio, il fare la propria volontà, il seguire l’impulso dei propri sensi, l’appagare i propri appetiti, equivale a perdersi. Vi impara che non si deve fare il bene secondo la propria volontà, ma che questa deve essere subordinata a quella di Dio con semplicità e umiltà di cuore, per eseguire poi, senza curarsi di sé stessa, ciò che piacerà alla Divina Maestà di comandarle.

Se talvolta ci sentiamo spinti a qualche buona azione da luce ingannevole o da zelo indiscreto, e troviamo in noi dei falsi profeti, che sotto l’aspetto di agnelli nascondono lupi rapaci, l’anima li riconoscerà dai frutti: ossia, se si sentisse turbata e irrequieta, o se lo spirito di umiltà si fosse cambiato in alterigia, oppure non avesse più pace e tranquillità, e vedesse in un istante perduto quanto aveva guadagnato con tanto tempo e fatica.

Se talvolta da noi si smarrisse questa via, umiliamoci per i nostri errori, perché l’umiltà rialza e fa risolvere di vegliare per l’avvenire con maggior cura sopra sé stessi. Se Dio permette talvolta che cadiamo, è forse per umiliare un certo orgoglio che il nostro amor proprio tien celato. Se l’anima si trova esposta agli assalti delle tentazioni, non se ne deve turbare ma cercare di uscire con calma e senza lotta, e ristabilirsi in calma senza eccedere, né in gioia né in mestizia.

Dobbiamo insomma avere di mira una sola cosa: conservare tran­quilla, incontaminata e pura l’anima nostra in faccia a Dio, perché allora lo troveremo sempre dentro di noi. L’esperienza ci farà conoscere che la sua divina volontà non ha altro scopo se non il bene e l’utile della sua creatura.

 

Perché Dio vi compia il suo volere, 1’anima deve essere sola e distaccata dalla terra

Se dunque siamo persuasi che dobbiamo fare dell’anima nostra quel conto che si conviene di un tempio destinato a dimora di Dio, per­ché non ci preoccuperemo affinché nulla di mondano vi si intrometta? perché non speriamo nel Signore e non staremo fiduciosi aspettando che Egli vi venga? Dubiteremo che Egli non vi entri, qualora la trovi sola e distaccata, sola senza altro pensiero che quello di ricevere Lui; sola senz’altro pensiero che quello di trovarsi alla sua presenza, sola senza altro amore fuor che il suo, senz’altra volontà, fuor che la sua?

Nulla però dobbiamo fare di straordinario per meritare di allog­giare Colui che le creature tutte non saprebbero contenere. Seguiamo solamente passo passo la nostra guida, e senza il nostro direttore non intraprendiamo di nostro arbitrio, né fatiche, né penitenze, per offrirle a Dio. Faremo abbastanza se terremo il nostro interno sempre disposto a patire quanto e come a Lui piacerà.

Anziché secondare i nostri desideri, per il nostro meglio teniamoci in riposo e lasciamo operare in noi la Divina Maestà. La volontà sia sem­pre lungi dal contrarre impegni e sempre del tutto libera da ogni attacca­mento alla terra. Poiché non si deve fare quanto si desidera, persuadia­moci che nulla bisogna desiderare; oppure se qualche cosa si desidera, bisogna farlo in modo che anche se l’esito fu contrario, il nostro spirito rimanga calmo, come se nulla avessimo desiderato. I desideri sono infatti delle catene; il nutrirne è rimanere in schiavitù e il non conoscerne è godere libertà. Se Dio vuole l’anima nostra così sola e libera, credete forse che non opererà cose meravigliose e non la glorificherà, per così dire, in questa vita?

Oh santa solitudine! Oh beato deserto! Oh glorioso eremo, ove l’anima può tanto facilmente godere il suo Dio! Non solamente corria­mone in cerca, ma chiediamo ali di colomba per volarvi e prendervi un santo riposo. Non ci arrestiamo sulla via, né vogliamo prendere il conforto di salutare qualcuno! Lasciamo che i morti seppelliscano i morti! andiamo nelle terre dei vivi, noi che non siamo più proprietà della morte.

 

Circospezioni da osservarsi nell amore del prossimo, per non turbare la pace dell’anima

Dio non pone la sua dimora in un’anima che non arda di amore per Lui e di carità per il prossimo. Non disse Gesù Cristo di essere venuto a portare il fuoco sulla terra? Quanto però l’amor di Dio non deve avere limiti, altrettanto la carità verso il prossimo deve avere regola e misura, perché mentre non si può mai amare troppo Dio, si può invece amare troppo il prossimo. E se questo amore non è regolato, o conduce soltanto a perdizione, esponendoci a distruggere noi stessi, mentre pen­siamo di edificare gli altri.

Amiamo dunque il prossimo in modo che all’anima nostra non ne venga danno. Può essere miglior cosa talvolta il non agire con il solo scopo di dar buon esempio agli altri e servire loro di modello, che non pensare di portare gli altri a salvezza con pericolo per noi di dannazione. Operiamo semplicemente e santamente senza altra intenzione che quella di piacere a Dio.

Quando sapremo umiliarci, conosceremo che cosa siano le nostre buone opere! Non ne faremo certamente tanto caso da credere che ciò che a noi reca così scarso profitto, possa recarne molto agli altri; e non ci faremo tanto zelatori delle anime da perdere la nostra! Avremo l’ardente brama di illuminare gli altri, ma soltanto se a Dio piacerà di eccitarla in noi, e quando l’avrà destata in noi l’opera divina.

In realtà, non possiamo acquistarcela da noi con la sollecitudine e lo zelo indiscreto. L’anima nostra rimanga perciò nella pace e nel riposo di una santa solitudine. Così vuole Dio per attrarla e unirla a sé. Stiamo­cene aspettando che il padrone della vigna venga a cercare l’opera nostra. Quando ci troverà nudi e spogli di ogni sollecitudine e desiderio terreno, Dio ci rivestirà di sé stesso. Si ricorderà di noi, quando vedrà che noi pure ci siamo dimenticati di noi stessi.

Allora regnerà in noi la pace; allora il suo amore divino ci farà operare senza turbamento, e ispirerà la moderazione e la temperanza in tutti i nostri desideri. Noi tutti faremo nel santo riposo di questa pace: pace figlia di amore, per la quale tacere è parlare, e far tutto, consiste nel far niente altro che essere libero e docile ai divini voleri. Infatti, soltanto la bontà di Dio deve fare tutto in noi e con noi; ed Egli non ci richiede altro che di essere umili al suo cospetto. Offriamogli dunque un’anima infiammata dal solo desiderio di compiere nel modo più perfetto il suo volere!

 

L’anima deve spogliarsi completamente della propria volontà per mettersi alla presenza di Dio

Venite a Me, voi tutti che faticate e siete stanchi, se desiderate sollievo; a Me voi tutti che avete sete, se desiderate dissetarvi. Così ci esorta Gesù Cri­sto in due luoghi dei libri Santi. Seguiamo anche noi questa divina chia­mata, ma senza sforzo né precipitazione, nella pace e nella calma, affi­dandoci con rispetto e fiducia all’amorosa onnipotenza che ci chiama. Aspettiamo tranquilli la venuta dello Spirito apportatore di pace. Pen­siamo solo a quelle cose per le quali egli deve essere desiderato, amato e glorificato. Rassegniamoci con vera sottomissione a quanto vorrà fare di noi.

Non facciamo mai violenza al nostro cuore, per timore che si ina­sprisca e così si renda meno adatto alla santa calma che ci vien coman­dato di procurarci. Abituiamolo dolcemente a non fermarsi che sulla bontà, l’amore e benefici elargiti da Dio alle sue creature, e a nutrirsi di quella deliziosa manna, che l’assiduità di tale meditazione profonderà con inconcepibili dolcezze nell’anima nostra. Non sforziamoci minima­mente per sparger lacrime, né per eccitare in noi sentimenti di devozione che non abbiamo. Lasciamo invece che il cuore nostro riposi interior­mente in Dio come suo centro, e non cessiamo di sperare che in noi si adempia il divino volere.

A tempo debito Egli ci elargirà le lacrime, ma lacrime di amore e di tranquillità. Riconoscendone da questi segni l’origine, con profonda umiltà, riverenza e gratitudine le riceveremo come celeste rugiada.

Non dobbiamo avere l’ambizione di sapere, di possedere e di potere cosa alcuna perché il principio e la fine, il segreto e la chiave del­l’edificio spirituale, consiste appunto nel non fare affidamento su noi stessi né su ciò che sappiamo, ma nello starsene ai piedi di nostro Signor Gesù Cristo con perfezione abnegazione come la Maddalena, senza angustiarsi come Marta.

Che se talvolta cerchiamo Dio come luce dell’intelligenza per riposare in Lui, facciamolo senza confronti, restrizioni o limiti, perché Egli è fuori di ogni confronto, perché è presente dovunque senza divi­sione di parti, perché tutto si trova in Lui. Immaginiamo un’immensità illimitata, un tutto incomprensibile, una potenza che fece il creato, che regge e governa tutto, e diciamo alla nostra anima: questi è Dio.

Contempliamolo e ammiriamolo incessantemente. Egli è dapper­tutto, è, dunque, anche nella nostra anima. Anzi, secondo quanto disse egli stesso, vuol trovare in essa le sue delizie, e quantunque non abbia bisogno di lei, vuol renderla degna di sé. Facciamo in modo però che, nel ricercare queste divine verità, la volontà sia attratta ad effetti dolci e tran­quilli.

Non trascuriamo le nostre pratiche devote. Non ci imponiamo nemmeno come per obbligo un determinato numero di orazioni da reci­tare, di massime da meditare, di capitoli da leggere.

Facciamo invece in modo che il nostro cuore sia sempre libero e pronto a fermarsi ove troverà riposo, e a godere di Dio, quando a Dio piacerà di comunicarglisi. Non angustiamoci di non aver fatto o detto quanto ci eravamo proposti di dire o fare. Lasciamo senza scrupolo d a parte ciò che ancora rimane e disprezziamo ogni pensiero che ci venga su questo argomento, poiché avendo le nostre pratiche per unico fine di cercare Dio, quando è stato raggiunto lo scopo, i mezzi devono cessare.

Dio vuole condurci per quella via che più Gli piace: e noi, cercan­dolo in modo diverso, lo guidiamo. Se desideriamo di renderci graditi a Lui, ma non facciamo la sua volontà, se ci imponiamo per obbligo di dire la tale o tal altra cosa, fissi sempre con la mente nel pensiero di disimpegnarcene, e se riputiamo necessarie cose puramente immaginarie, noi ci poniamo nella condizione che Dio non possa fare di noi nulla secondo i suoi desideri.

Se dunque vogliamo battere felicemente quella via che piace a Dio e giungere sicuri alla meta, cerchiamo Lui solo, Lui solo desideriamo. Fermiamoci in qualunque parte lo troviamo; non corriamo il rischio che egli ci sfugga, passando oltre! Con Lui santamente riposiamoci. Ed anche quando la divina Maestà si sarà ritirata, continuiamo le nostre pie prati­che, mettiamoci di nuovo sulla traccia (volendo e desiderando ritro­varlo), e tutto abbandoniamo per goderlo dopo che l’avremo ritrovato.

È questa una lezione sommamente proficua, che si deve ritenere bene a mente e praticare, fuggendo l’esempio di certe persone, persino consacrate a Dio, le quali quantunque affaticate per la pratica dei loro esercizi, non poterono mai ricavarne frutto né riposo. E perché? Perché sembra loro di non aver fatto nulla, se non hanno finito il compito, ossia tutte le pratiche numerose e numerate. Fanno consistere la perfezione nel condurre una vita da operai che lavorino a cottimo. In tal modo, schiavi della loro volontà, non gustano mai la vera intima pace, quella pace che è il luogo del Signore, il santuario dove abita Gesù Cristo.

 

Fede nel Ss. Sacramento e modo di consacrarsi a Lui

La nostra fede e il nostro amore per il Ss. Sacramento non deb­bono essere mai stazionari, ma crescere ogni giorno più, irrobustirsi e naturalizzarsi in noi.

Nutriamo questa fede e questo amore con volontà pronta ad ogni sorta di patimenti, tribolazioni, abbattimento ed aridità per amore di questo divin Sacramento.

Non chiediamogli che si immedesimi in noi, ma bensì che l’anima nostra alla sua presenza trabocchi tutta quanta di sentimenti di ammira­zione e di gioia e così esaurisca le sue funzioni. Allora lo spirito ammirerà l’incomprensibile mistero, e alla vista di sì eccelsa Maestà, nascosta sotto specie così piccole, trasalità di gioia il cuore.

Neppure desideriamo che ci si mostri in altro modo. Ricordiamo che Egli ha chiamato felici coloro che credono in Lui senza vederlo. Perciò occorre innanzitutto essere fedele e costante nei propri eser­cizi e con perseveranza praticare i mezzi per purificare e render semplice, con calma e dolcezza, l’anima nostra. Se non trascureremo queste prati­che neppure la grazia della perseveranza ci verrà meno.

Un’anima che abbia gustato questa calma spirituale, non può tor­nare a vivere come i mondani, senza provarne tormento insopportabile!

 

L’anima cristiana deve cercare la calma e la consolazione in Dio solo

Un’anima è in istato di ricevere consolazioni dal Padre Celeste, se non trova nulla nel mondo degno di amore, tranne le persecuzioni e i disprezzi, se non ama e non desidera nessun bene che il mondo può dare, e non ne teme i mali. Fugge i primi come veleno, va in cerca dei secondi come fossero delle delizie. In Dio pone ogni sua fiducia e non presume nelle sue forze.

Grande generosità mostrava Pietro quando ad alta voce procla­mava di voler morire per Gesù Cristo. Tuttavia questo fermo e deliberato proposito era ottimo soltanto in apparenza, perché, basato com’era sulla sua volontà, aveva un vizio, che doveva causargli la sua caduta. Tanto noi non sappiamo né fare né pensare nulla di buono senza l’aiuto di Dio! Conserviamo dunque l’anima nostra libera da ogni sorta di desi­deri, unicamente intenta e presente a quanto sta facendo e pensando, senza permettere di portarsi momentaneamente con il pensiero a ciò che farà o penserà al termine dell’azione.

Non già che sia proibito occuparsi dei propri affari materiali, con prudenza e discrezione, secondo le esigenze del proprio stato. Anche que­sto, se compiuto convenientemente, è in ordine alla volontà divina e non porta il minimo ostacolo alla pace interiore e al progresso spirituale.

Tuttavia per poter meglio impiegare il tempo presente, offriamo a Dio l’anima nostra nuda e scevra da ogni desiderio e stiamocene davanti alla sua divina Maestà come altrettanti poveri, deboli e malati, che nulla abbiano, nulla sappiano fare, né acquistarsi nulla. Però non dimenti­chiamo che in questa libertà di spirito sta appunto l’essenziale della per­fezione, senza preoccupazione interna o esterna di dipendere in tutto da Dio.

Chi può allora concepire quali cure la bontà divina si degni di prendere per una creatura che è così tutta sua?

Si compiace allora Dio che essa Gli apra il cuore con confidenza: illumina i dubbi e ne risolve le difficoltà. La rialza se cade, le rimette i peccati ogni volta che la trova disposta a pentirsene: Egli è infatti sempre l’Eterno Sacerdote!

 

Non ci rattristino gli ostacoli e le ripugnanze nel conseguimento di questa calma interiore

Dio permetterà talvolta che questa serenità interiore, questa soli­tudine dell’anima, questa pace e santo riposo del cuore, siano intorbiditi ed offuscati dai movimenti e dai bollori dell’amore proprio e delle natu­rali tendenze.

Tuttavia, siccome la divina bontà non permette tali cose che per il nostro massimo bene, si compiacerà quindi d’irrigare sempre l’aridità dei nostri cuori con la soave pioggia delle sue consolazioni. Pioggia che non solo ne spegne la polvere, ma la rende atta a produrre fiori e frutti degni delle compiacenze della Maestà di Dio.

Se questi sono i rovesci della nostra intima tranquillità, questi i tur­bamenti causati dai moti dell’appetito sensuale, e i combattimenti (nei quali i santi ottennero con le vittorie le loro corone), quando cadremo in debolezze, in dispiaceri, in turbamenti e desolazioni di spirito, diciamo a Dio anche noi con cuor umile e affettuoso: io sono, o Signore, la creatura delle tue mani, lo schiavo riscattato dal tuo sangue. Disponi di me come di cosa fatta solo per Te e solo concedimi di porre in te la mia speranza. Beata quell’anima che nel tempo della desolazione saprà offrirsi così a Dio! Per­ché, se subito non possiamo uniformare la nostra a quella di Dio, non rat­tristiamocene: questa è la croce che Dio comanda di portare a chi lo segue.

Non l’ha forse Egli stesso portata per insegnarlo a noi? La terribile lotta con la sua anima ebbe a sostenere nell’orto degli ulivi, e la reazione dell’umana natura, nella sua debolezza, gli faceva dire: Padre mio se è possi­bile passi da Me questo calice. Tuttavia la forza dell’anima superando la debolezza del corpo, gli faceva soggiungere con profonda umiltà: Non sia fatta la mia volontà, ma la Tua.

Così anche la nostra naturale debolezza ci spingerà a fuggire ogni pena e ogni tribulazione; ma se, al suo comparire, le faremo cattiva acco­glienza, la vedremo fuggire lontana da noi.

Perseveriamo dunque nello spirito di umiltà e di preghiera, così che non vogliamo, né desideriamo che si compia in noi se non la volontà divina. Cerchiamo che il nostro cuore sia destinato unicamente a dimora di Dio, affatto scevro da amarezza, da livore, da ogni volontaria ripu­gnanza verso qualsiasi cosa. Non fissiamo gli sguardi e i pensieri sulle azioni malvagie degli altri, e passiamo e percorriamo felicemente senza osservazioni la nostra vita. Ad altro non pensiamo che a schivare ciò che può abbatterci, perché superare tutto, senza arrestarsi per nulla, è un grande mezzo per essere di Dio.

 

Artifici del demonio per turbar la pace dell anima

Mezzi per preservarcene

II nemico della salvezza degli uomini, il demonio, mira principal­mente a toglierci dallo stato di umiltà e di semplicità cristiana. Per riu­scire nell’intento ci trascina dapprima a presumere alquanto di noi stessi, della nostra diligenza e capacità, e a poco a poco ci insinua nella mente l’idea di essere superiori agli altri. Da ciò viene il disprezzo del prossimo sotto il pretesto di qualche sbaglio che notiamo in lui.

Si introduce, ho detto, nelle anime nostre con qualcuno di questi mezzi. Però la porta prediletta è quella della vanità e della stima di noi stessi. Il segreto, pertanto, di difesa è di non abbandonare la trincea della santa umiltà, e non allontanarsene mai, ma di confonderci e annichilirsi da noi stessi.

Se usciamo da tale stato, più non sapremo trovar riparo contro quello spirito di superbia. E quando si è impadronito, con tale arte, della nostra anima, la domina da tiranno, facendovi allignare ogni vizio.

Non basta però il solo vigilare. Si deve inoltre pregare, perché fu detto: vigilate e pregate. La pace dell’anima è un tesoro tale che può essere custodita solamente da queste due guardie.

Non tolleriamo che il nostro spirito si turbi e si inquieti per nes­sun motivo, e, ricordiamoci, che l’anima umile e tranquilla fa tutto con facilità, non si cura degli ostacoli, opera il bene e vi persevera. L’anima superba e irrequieta invece fa poco bene e imperfettamente, desiste con facilità, soffre senza intenzione alcuna, e i suoi patimenti non le recano nessun profitto.

Noi potremo discernere i pensieri su cui fermarci, da quelli da discacciare, dalla fiducia o dalla sfiducia nostra nella bontà e misericordia di Dio. Accoglieremo quindi come messaggeri celesti quelli che ci parle­ranno di aumentare sempre più questa amorevole fiducia. Su quelli ci tratterremo formandone le nostre delizie; bandiremo invece quelli che ci inducono a diffidare della divina misericordia.

Voi sapete bene che il tentatore delle anime pie sa far comparire le ordinarie mancanze molto più gravi di quel che siano in realtà. Studia di persuaderle che esse non adempiono mai il loro dovere, che non si con­fessano mai bene, che si comunicano con troppa tiepidezza, che molto difettose sono le loro preghiere. Continuamente cerca con ogni sorta di scrupoli di tenerle sempre turbate, inquiete, impazienti e a istigarle per­ché abbandonino le loro pie pratiche come infruttuose, non osservate e del tutto dimenticate da Dio. Spesso non vi è nulla di più falso di queste insinuazioni.

Non si può dire il vantaggio che possiamo ricavare, con la pratica della devozione, dalle distrazioni, dalle aridità interiori e dalle mancanze che si commettono, perché l’anima, in tale stato, comprende e conosce che Dio vuole da lei pazienza e perseveranza. Difatti, la preghiera e l’a­zione di un’anima che sente ripugnanza per ciò che fa – diceva S. Grego­rio – è una delle compiacenze che Dio si prende della sua creatura. Soprattutto quando, malgrado tutta la sua freddezza, l’insensibilità e lo spirito di ripulsione per ciò che va facendo, persevera con coraggio. Allora la sua pazienza prega assai in sua vece, e al cospetto di Dio tratta meglio la sua causa che non con le preghiere fatte con propria soddisfa­zione. Anzi, dice lo stesso santo, le tenebre interiori, nelle quali si trova l’anima quando prega, sono come una splendente lucerna dinanzi a Dio, e nulla può uscire da noi che sia più capace di attirarlo a noi, o di costringerlo a darci nuove grazie.

Se dunque non vogliamo aderire alle seduzioni del demonio, non lasciamo mai un’opera buona, qualunque disgusto ne possa derivare. E ciò tanto più quando dal seguente paragrafo avremo conosciuto il gran frutto che si può ricavare dall’umile perseveranza negli esercizi di pietà nel tempo di maggiore aridità.

 

L’anima non deve contristarsi per le tentazioni

I beni che emergono dalle nostre aridità, come anche dai difetti dei nostri esercizi di pietà, sono certamente infiniti. Però, senza umiltà e pazienza, non possiamo volgerli a nostro profitto. Quante tristi ore e quante cattive giornate saranno risparmiate, se sapremo ben penetrare questo segreto.

A torto noi giudichiamo come segni di avversione e di orrore da parte di Dio, queste che sono testimonianze di amor divino. Mentre appunto siamo favoriti dalla sua bontà, noi ci crediamo colpiti dalla sua collera! Non ci accorgiamo che le penose sensazioni prodotte in noi dalle aridità interiori non hanno altra origine fuorché il desiderio che noi nutriamo di essere accetti a Dio. Zelatori fervidi di ciò che riguarda il suo servizio, non pensiamo che ciò appunto che ci affligge altro non è che la privazione di tali sentimenti. Per le pene e i disgusti che ci oppri­mono ci persuadiamo facilmente che noi dispiacciamo a Dio come dispiacciamo a noi stessi. Questo appunto è il buon effetto di una buona causa; questo avviene soltanto a quelli che vogliono vivere da veri servi di Dio e tenersi lontani da quanto non solo può offenderlo, ma anche dispiacergli.

Non vediamo all’opposto che i grandi peccatori e quelli che condu­cono una vita mondana non si lamentano gran che di queste tentazioni? È questa una medicina che, lungi dall’essere piacevole, fa anzi rivoltare lo stomaco, perché l’anima che poco o tanto ne risente, non vuol battere affatto quella via, nella quale vede o sente delle ripugnanze. L’anima che vorrebbe essere continuamente nella gioia e nella consola­zione, reputa opera infruttuosa o inutile tutto ciò che non le reca dol­cezza. Invece, senza accorgercene, ci gioverà mirabilmente, perché, quanto più la tentazione ci affliggerà – sia essa anche tanto terribile da spaventare e scandalizzare la nostra mente – tanto più ci umilierà, e tanto maggior profitto ne ritrarremo!

 

Dio ci invia le tentazioni unicamente per il nostro bene spirituale

Noi siamo, per natura, superbi, ambiziosi e amici dei nostri sensi. In tutto ci aduliamo e ci riteniamo da più di quel che realmente siamo. Però, questa presunzione tanto si oppone all’avanzamento spiri­tuale, che anche solo il nutrirla di nascosto è di ostacolo alla vera perfe­zione. È un male, per noi, forse invisibile; ma Dio, che ben lo conosce e che tanto ci ama, procura sempre di disingannarcene, di farci rientrare in noi stessi, persuadendoci di questa illusione dell’amor proprio, e condu­cendoci a conoscere noi stessi.

Non fu infatti per condurre l’Apostolo a conoscersi per quel che era e per liberarlo dalla presunzione, che Egli permise che S. Pietro lo negasse e lo misconoscesse? Non fu ugualmente per liberarlo da questa peste dell’anima – la quale poteva fargli abusare delle altre rivelazioni ricevute – che Dio afflisse S. Paolo da una tale tentazione umiliante, che ad ogni istante gli desse la sensazione della propria naturale debolezza?

Ammiriamo dunque la bontà e la sapienza di Dio che reagisce verso di noi per mezzo di noi stessi, e tanto bene ci tratta, che tante volte non ce ne accorgiamo: quando appunto crediamo di aver ricevuto del male.

Se il cuore è freddo, pensiamo che ne è causa la nostra imperfe­zione e insensibilità nelle cose di Dio. Persuadiamoci che non c’è anima più distratta e abbandonata della nostra; che Dio non ha nessuno tra i suoi servi più miserabile e più pigro di noi, e che i pensieri che ci passano per la mente sono propri di gente perduta e abbandonata.

Quindi per mezzo di questa celeste medicina avverrà che, da pre­suntuosi che eravamo, cominceremo a crederci indegni del nome di cri­stiani e stimarci i peggiori fra gli uomini. Abbandoneremo quella super­bia di pensieri che emergono dall’orgoglio naturale. Potremo guarire da quella superbia gonfia. Infatti, potrebbero scomparire in altro modo dalla mente e dal cuore le pestilenziali emanazioni della vanità?

Né questo spirito di umiltà è il solo profitto che possiamo trarre dalle tentazioni e dalle afflizioni interne. Queste pongono in angustie l’a­nima nostra e ne bandiscono quanto di sensibile ha la devozione, met­tendoci nella necessità di ricorrere a Dio, di fuggire tutto quanto possa dispiacergli, e di praticare la virtù con maggior diligenza che per il pas­sato. Queste afflizioni sono inoltre una purificazione: se le accettassimo con umiltà e pazienza, ci preparerebbero una sorte gloriosa.

Posto pertanto che l’anima sia persuasa di quanto si disse, pen­siamo se abbia motivo di uscire dalla pace e di agitarsi per aver perduto il gusto della preghiera o per trovarsi assalita da spirituali combattimenti! Pensiamo se a buon diritto essa potrebbe qualificare per persecuzione del demonio, ciò che invia la mano di Dio, e le testimonianze dell’amore divino per contrassegni dell’odio!

L’anima ridotta in tale stato null’altro faccia che umiliarsi davanti a Dio, null’altro che perseverare e tollerare con pazienza il disgusto che prova negli esercizi di pietà, null’altro che conformarsi alla divina volontà. Riposi in Dio, con quell’umile accondiscendenza a quanto viene dalla sua mano che è la mano del Padre suo che sta nei cieli. Insomma, invece di abbandonarsi alla tristezza o allo scoraggiamento, renda nuova­mente grazie a Dio e perseveri nello stato di pace e di totale abbandono al suo beneplacito.

 

Mezzi per non affliggersi nelle cadute

Se pertanto ci accadesse di peccare con opere o con parole, di andare in collera per qualche avvenimento, di essere distratti dai nostri pii esercizi per qualche vana curiosità, di cader in manifestazioni di gioia smodata, di giudicare male del prossimo, o di cader in altro modo nella stessa colpa o in quella su cui proponemmo di stare più guardinghi, non dobbiamo per questo inquietarci. Neppure dobbiamo riandare troppo con la mente quanto ci accadde per affliggercene e sconfortarci con il pensiero di non poterci emendare o di non fare quanto dovremmo nei nostri esercizi. Se li facessimo anche meno frequentemente cadremmo nel medesimo difetto. Questa afflizione di spirito e perdita di tempo va evitata.

Non dobbiamo poi fermarci troppo a investigare le circostanze del tempo in cui cademmo, se lungo o breve, e se vi fu o meno consenso. Ciò vale solo a turbare lo spirito prima o dopo la confessione, come se non ci fossimo accusati di quanto dovevamo e nel debito modo.

Se ben conoscessimo la nostra naturale debolezza, e il modo da tenersi con Dio dopo le cadute, non dovremmo avere tutte queste inquietudini. Non ricorriamo a Dio per mezzo del rincrescimento che turba e abbatte, sia che si tratti di colpe leggere o di più gravi, di colpe commesse più per tiepidezza che di colpe commesse per pura malizia. E questo è ciò che molti non intendono, invece di mettere in pratica que­sto importante ammaestramento, della filiale confidenza nella bontà e misericordia di Dio, e si abbattono talmente, che, a stento, possono pen­sare al bene, e conducono una vita di miseria e di languore, perché vogliono anteporre, alla vera e salutare dottrina, le loro fantastiche idee.

 

L’anima deve porsi nella calma, senza perdere tempo per le inquietudini che la molestano

Teniamo per regola: ogni qual volta cadessimo in qualche colpa grave o leggera, anche deliberatamente e mille volte al giorno, appena l’abbiamo conosciuta, di riflettere alla nostra fragilità e di ricorrere a Dio, con umiltà. Diciamogli con dolce e affettuosa confidenza: voi avete visto, o mio Dio, che io ho fatto quanto potevo; avete visto che cosa io sono; il pec­cato non genera che peccato. Voi mi avete accordato la grazia di pentirmi. Ora supplico la vostra bontà a volermi perdonare e far sì che non vi offenda mai più. Fatta questa preghiera, non ci perdiamo a riflettere, con inquie­tudine, se Dio ci avrà perdonato. Applichiamoci nuovamente ai nostri esercizi, con umiltà e tranquillità, senza pensare a ciò che accadde e con la stessa fiducia di prima. Qualunque sia il numero delle volte in cui siamo caduti, fossero anche mille, comportiamoci nell’ultima caduta come nella prima. Così agendo, oltre che fare sempre ritorno a Dio (il quale da buon Padre è sempre disposto a riceverci ogni volta che ci rivol­giamo a Lui) non perderemo il tempo in ansie che turbano lo spirito e impediscono di rientrare nella calma e nella fiducia.

Vorrei infine che quelle anime, le quali si inquietano e si scorag­giano per le loro cadute, volessero saggiamente e debitamente intendere questo segreto spirituale. Allora conoscerebbero come si diversifichi codesto stato da quello che è internamente umile e tranquillo, dove regnano la pace e l’umiltà, e quanto danno porti la perdita di tempo, causata dalle loro inquietudini.

L’illuminazione

Ebbene,vorrei parlarvi ora dell’illuminazione; poiche’ in tanti mi avete fatto la stessa domanda,cioe’ “come si raggiunge l’illuminaizone?”.

La mia risposta e’ semplice: accade all’improvviso,mediante la MEDITAZIONE ed il conseguente RILASSAMENTO.

Succede quando sei realmente rilassato,libero da qualsiasi tensione e sforzo,cosi’,senza preavviso,sgorga dentro di te come acqua fresca nel deserto e da quel momento improvvisamente tu non sarai piu’ un deserto ma un giardino di fiori e frutti di profumi e colori,sarai un oasi. Il vero punto e’ questo: tutti i governi e le varie associazioni e organizzazioni hanno fatto in modo di far credere alla gente comune che l’illuminazione e’ qualcosa di difficilissimo,che richiede un impegno ed uno sforzo di tutta una vita o piu’ vite,ma la loro non e’ la verita’,e’ solo un’altro modo per tenervi schiavi,controllati,le vostre paure sono le loro catene su di voi,mentre un uomo o donna che si illumina non e’ piu’ schiavo/a di niente e di nessuno e non puo’ piu’ essere controllato poiche’ sa’ che nessuno puo’ fargli niente,neppure la morte,che non esiste,e’ solo una porta che conduce ad un’ulteriore cambiamento.

Dunque,l’illuminazione succede all’improvviso,ma solo quando siete rilassati,silenziosi,quasi da non esistere;nessun pensiero,nessuno sforzo,nessun ego,silenzio,pace ed ecco che ad un certo punto dentro di te accade un’esplosione,l’esplosione della tua anima luminosa.

Ricordatevi: le persone che hanno cercato con ogni loro sforzo di raggiungere l’illuminazione hanno solo calpestato la loro intelligenza e represso il loro corpo e cosi’ facendo non hanno raggiunto il loro obbiettivo,mentre le persone,(non molte purtroppo), che si sono illuminate ci sono riuscite grazie ad uno stato di totale rilassamento; il rilassamente e’ il prato fondamentale nel quale cresce il fiore dell’illuminazione.

Dunque rilassati,stai tranquillo/a, non fare niente,nessuno sforzo,stai in silenzio,nessun pensiero,fai delle piccole pennichelle se puoi: questa e’ la sola via, cosi’ ti illuminerai e puoi realizzare l’illuminazione anche in questo preciso istante.

L’illuminazione e’ la tua anima,e’ cio’ che sei realmente,ma non puoi raggiungerla perche’ sei troppo impegnato/a in mille sforzi,ricerche,impegni e cose da fare;  mentre nel rilassamento non stai facendo nulla,non stai andando da nessuna parte, e cosi’ come un fiore cresci naturalmente.

Quindi che cosa ti serve per illuminarti? Intelligenza,coscienza del presente,consapevolezza; vivere in uno stato di osservazione distaccata; vedi: tutte queste cose non sono sforzi,non generano tensioni; sono tutte cose gioiose,che non stancano e ti rendono calmo e quieto.

L’illuminazione e’ la tua natura; semplicemente non lo sai,altrimenti tu sei gia’ illuminato. Ma l’illuminazione si trova dentro ogni essere,poiche’ e’ il tuo vero Io,il Se’,cio’ che sei di piu’ intimo,eterno.

Quando accade, tutta l’esistenza diviene illuminata; cambia il modo di vedere,sentire,osservare: puoi vedere all’interno di te,facilmente,ma anche all’interno degli altri esseri viventi e tutti scoprirai che stanno andando verso la propria illuminazione; uomini,piante,animali. Ogni essere vivente sente che ha il bisogno di realizzare la propria natura; senza,la vita non e’ una gioia,non e’ una festa.

Prova ad essere piu’ intelligente,piu’ presente e consapevole e l’illuminazione accadra’ spontaneamente: non ci devi neppure pensare.

Purtroppo il mondo non e’ cosi’ intelligente: va avanti in modo ignorante e poco intelligente,ed e’ cosi’ che si creano ogni sorta di infelicita’ per tutti,anziche’ aiutarci a vicenda ad essere piu’ felici.  Avete mai provato a mettere una decina di granchi in un secchio ? be,quando uno dei granchi cerca di arrampicarsi per uscire dal secchio e cosi’ salvarsi la vita,gli altri lo ritirano giu’ cosi’ che nessuno alla fine puo’ mai uscire dal secchio e salvarsi. Questo e’ cio’ che fa’ l’uomo nel mondo; tutti si tirano sempre piu’ giu’ (poiche l’infelicita’ non sta’ mai bene da sola,vuole compagnia,anzi,la esige!), in un buio sempre piu’ scuro,in una follia sempre piu implacabile,in guai sempre piu enormi. Sembra che in questo mondo tutti godano nel fare un’unica cosa: creare infelicita’ agli altri. Ecco perche’ una nube cosi’ oscura circonda la terra. Se cosi’ non fosse,il mondo sarebbe immerso in un perenne festival di luci,e non sarebbero luci comuni; sarebbero le luci del vostro stesso essere.

L’illuminazione e’ la cosa piu’ facile al mondo,ma i governi e le varie societa’ vi hanno convinto nella storia del contrario,poiche’ cosi’ sareste sempre stati i loro schiavi inconsapevoli,con le vostre paure,sareste sempre stati attaccati a loro. Se tutte le persone si illuminassero nessuno sarebbe piu controllabile,senza le vostre paure nessuno potrebbe piu dirvi come vivere,cosa mangiare,cosa comprare,cosa fare nella vita,ecc. ecc.,non ci sarebbero piu schiavi e questo rovinerebbe i piani di troppa gente “potente”.

Ricorda: l’illuminazione non e’ una meta,e non e’ distante da te neppure un centimetro…sei tu!

Colui che ricerca e’ la cosa cercata

Colui che osserva e’ la cosa osservata

Colui che conosce e’ la cosa conosciuta

L’illuminazione e’ la tua natura. Il termine sanscrito per religione e’ DHARMA ,che indica la tua natura intrinseca. Il Dharma del fuoco e’ essere caldo; il dharma dell’acqua e’ scorrere verso il basso e il dharma dell’uomo e’ illuminarsi,conoscere la propria natura divina.

Ma tutto questo deve avvenire senza sforzo,perche’ e’ nella tua natura,e senza l’ego,poiche con l’ego non si raggiunge niente di gioioso,di armonioso e di pace. Se metti in moto la mente con tutti i suoi sforzi e le sue preoccupazioni  e tensioni al fine di raggiungere l’illuminazione,andrai nella direzione sbagliata e ti allontanerai progressivamente dall’illuminazione reale.

Sii completamente rilassato,abbandonati totalmente,quieto,libero da tensioni,silente; e improvvisamente l’esplosione!

Ogni essere umano e’ nato illuminato che ne siate consapevoli o no!

Se tutte le persone diventassero illuminate sarebbero luci,gioia per loro stessi e per gli altri,una benedizione per l’intera esistenza e un canto di liberta’ suprema. Ed in quel caso nessuno potrebbe sfruttarvi,nessuno potrebbe in alcun modo ridurvi in schiavitu’: e il problema e’ proprio questo; nessuno vuole che voi siate illuminati.

Se non capite questo sarete sempre in balia degli interessi delle societa’,dietro alla quali ci sono solo parassiti il cui loro unico scopo e’ quello di succhiarvi il sangue.

Se volete essere liberi,l’illuminazione e’ l’unica liberta’ reale; se aspirate all’individualita’,l’illuminazione e’ l’unica individualita’ possibile; se volete una vita piena di beatitudine,l’illuminazione e’ l’unica esperienza possibile. Ed e’ facilissimo,perche’ e’ l’unica cosa per la quale non devi fare assolutamente niente,perche’ e’ gia’ presente,devi solo rilassarti e vederne l’evidenza.

Questa Verita’ non e’ una cosa su cui pensare: va vista. E’ gia’ presente,non devi andare da nessuna parte per trovarla (ogni viaggio che fai all’esterno di te stesso/a e’ totalmente futile,poiche’ non puoi trovare fuori cio’ che si trova gia’ dentro di te), non ci devi pensare,ferma ed elimina ogni pensiero,cosicche’ l’illuminazione possa affiorare.

E’ necessario che dentro di te ci sia uno spazio libero da qualsiasi occupazione,in modo che la luce nascosta all’interno posso espandersi e colmare il tuo essere e da li’ si espandera’ anche all’esterno e allora tutta la tua vita diventa uno splendore,una bellezza che non e’ del corpo ,ma che si irradia all’interno: la bellezza della tua consapevolezza.

Infine ricordate: la felicita’,la pace,l’equilibrio e l’armonia non ve li puo’ regalare nessuno,ne un fantomatico Guru,non si possono comprare in qualche negozio e neppure si trovano sulle montagne del Tibet o in un qualche utopico “paradiso” tropicale; tutta questa bellezza,questa gioia,questa energia,questa pace, tutto questo, e’ gia’ dentro di voi, sepolta nel vostro profondo da mille strati di nozioni sbagliate ed EGOistiche; risvegliate la vostra essenza.

Jvan Bugliani

 

 

Quando mi trovo a spiegare che cosa sia la meditazione  a persone  "profane"  mi fanno sempre sorridere quanti "luoghi comuni" esistono riguardo  alla definizione del meditare; anche perche’  non esiste un solo modo di meditare,per intenderci,non c’e’ solo la posizione del loto e concentrarsi sul proprio respiro,anzi la concentrazione e’ proprio sbagliata,perche’ e’ un’imposizione al proprio corpo. Tutto deve avvenire naturalmente,come la pioggia scende all’improvviso e il sole rinasce al momento giusto ; non e’ la quantita’ del tempo,che conta,ma la qualita’! (l’uomo ha inventato il tempo e poi ne e’ diventato schiavo). Si puo’ meditare anche facendo jogging,o trekking,o nuoto,o scalando una montagna,insomma qualsiasi cosa sia affine alla propria vita; in fondo quello che conta e’  la mente,che sia rilassata,in silenzio e sgombra da qualsiasi pensiero: con il tempo e l’esperienza si puo’ arrivare ad uno stato meditativo,ad una meditazione continua,per tutto il giorno,per tutti i giorni della vita,essere coscienti nel e del presente,essere felici senza una causa.,consapevoli,in pace,equilibrio ed armonia senza piu’ nessuna ansia e tensione. E’ dalla meditazione che deriva la verita’,che nasce l’unica e vera felicita’,che e’ gia’ dentro di noi e dentro ogni altro essere vivente dell’universo. Purtroppo le nostre societa’,soprattutto quelle occidentali,hanno sempre insegnato ai popoli che possono essere felici solo se comprano una macchina,un vestito,una casa,una televisione,un computer,(poiche’ cosi’ gira l’economia ) insomma,qualsiasi genere di oggetto < se compro questo oggetto poi saro’ felice!>,ma poi il tempo passa e l’infelicita’ torna; o un’altro esempio < se avro’ quell’uomo,o se avro’ quella donna,dopo poi saro’ felice!> ma poi il tempo passa e l’infelicita’ e l’insoddisfazione tornano:  poiche’ non c’e’ equilibrio,non c’e’ verita’,questo sistema di vivere e’ corrotto e ignorante,poiche’ ignora la verita’ e la verita’ e’ che nessun oggetto,nessuna cosa composta puo’ dare  la vera felicita’,pace e armonia,equilibrio (ed io lo so’ bene,perche’ prima di cambiare vita,ero vittima anche io della societa’ del consumismo,immagine e materialismo). . Il sistema di vita,ripeto,soprattutto occidentale,ha creato popoli di gente infelice ed illusa,vittime del consumismo  e del materialismo,in nome di una infelicita’ piu o meno cosciente  o latente,ed in nome di una felicita’ promessa dall’acquisto di un nuovo oggetto o di un corpo in affitto. Ma la gioia,la beatitudine,la pace,esistono e sono dentro ogni essere,nell’anima e l’anima e’ cio’ che siamo,non fisicita’,non materia; nulla nasce e nulla muore,ma tutto si trasforma  e per questo bisogna tornare alla consapevolezza che cio’ che facciamo viene registrato nella memoria indelebile dell’anima,e l’anima e’ eterna. Il Buddha diceva « Ricordate, o monaci, queste mie parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Dedicatevi con diligenza alla vostra propria salvezza! » e < sai quali sono le cose piu’ importanti nella vita? Sono tutte quelle cose che la morte non ti puo’ portare via >.  Per tanto,che cosa si deduce da cio’? che l’unica cosa reale e che conta e’ la nostra anima,cioe’ il nostre Se’,il nostro Io,quello che realmente siamo,eternita’,luce,energia indistruttibile. Se si e’ consapevoli,se si ha occhi per vedere ; la vita e’ gioia,e’ pace,e’ beatitudine,e’ amore universale. Pensate; se ogni persona si dedicasse a diventare una persona sempre piu’ ricca d’amore,di compassione,ricca di pace,consapevolezza e armonia; riflettete : non ci sarebbero piu’ guerre tra popoli,ne liti tra vicini di casa e presunti amici o sconosciuti,l’invidia,l’egoismo,l’odio e la cattiveria in generale,sarebbero solo un triste ricordo,non esisterebbero piu’,ci sarebbe solo un meraviglioso mondo di pace,d’amore e di comprensione. Le cose possono cambiare,ma nessuno puo’ fare per voi,cio’ che voi dovete fare per voi stessi. Le opportunita’,le possiblita’, le scelte le avete,poiche Il Tutto,Dio,le ha date  ad ogniuno,ma serve volonta’ e coraggio e non cadere nella tentazione di dare sempre la colpa agli altri per la propria condizione e/o sfortune; sempre sento ripetere < ma e’ colpa del governo!!> o <e’ colpa di Dio.!> o ancora <e’ colpa della gente!>; le societa’ hanno le loro responsabilita’,ma nessuno puo’ obbligare nessuno a fare niente,basta avere il coraggio di accettare le conseguenze delle proprie scelte,soprattutto perche’ se non siete voi a scegliere per voi stessi,sara’ qualcun altro a scegliere per voi, sempre. C’e’ una via per ritornare a se stessi, alla verita’,per ritornare alla pace,al Se’,al proprio Io, e questa e’ la meditazione; dimenticare il passato,mettersi e mettere in discussione tutto,ogni nozione acquisita piu’ o meno volonriamente e riscoprire la propria essenza,l’essenza del prorio essere; che e’ divino,che e’ gioia,che e’ una parte del Tutto che ci circonda,che e’ amore.
Jvan Bugliani 

Quindi,che cose’ la meditazione ? 
Voglio citare la definizione che ne ha dato il maestro spirituale Indiano,Osho:

Un antico proverbio dice: semina un pensiero e raccoglierai un’azione. Semina un’azione e raccoglierai un’abitudine.Semina un’abitudine e raccoglierai un carattere.Semina un carattere e raccoglierai un destino.


E io ti dico: semina nulla e raccoglierai meditazione o amore.
Non seminare nulla,ecco che cose’ la meditazione. E la sua conseguenza naturale e’ l’amore. Se alla fine del viaggio della meditazione non e’ fiorito alcun amore,l’intero viaggio sara’ stato futile. In un modo o nell’altro qualcosa non e’ andato per il verso giusto. Ti sei incamminato in quel viaggio senza mai arrivare da qualche parte.
L’amore e’ la prova,il test rispetto al sentiero della meditazione: sono due faccie della stessa medaglia,due aspetti della stessa energia. Quando e’ presente uno,deve esserci anche l’altro. Se il primo non e’ presente,anche l’altro non c’e’.
La meditazione non e’ concentrazione. Un uomo di concentrazione potrebbe non raggiungere mai l’amore e,di fatto, non accadra’ mai; anzi, potrebbe diventare ancora piu’ violento,poiche la concentrazione e’ un’addestramento a restare tesi, e’ uno sforzo per restringere e focalizzare la mente: si tratta di una violenza profonda nei confronti della propria consapevolezza. E quando si e’ violenti nei suoi confronti,non e’ possibile essere non violenti nei confronti degli altri; qualsiasi cosa tu faccia a te stesso la farai anche agli altri.
Lascia che questa sia una regola fondamentale della tua vita, una delle piu’ essenziali: qualsiasi cosa tu sia rispetto a te stesso lo sarai nei confronti degli altri. Se ami te stesso,amerai gli altri. Se fluisci all’interno del tuo essere,fluirai anche nelle tue relazioni. Se sei ghiacciato dentro di te,sarai di ghiaccio anche  all’esterno. Cio’ che e’ interiore diventa inevitabilmente la dimensione esteriore,l’interiore continua a manifestarsi all’esterno.
La concentrazione non e’ meditazione, ed e’ il metodo della scienza. E’ una metodologia scientifica. Un uomo di scienza necessita di una profonda disciplina votata alla concentraizone, ma non ci si aspetta da lui che sia consapevole; non e’ necessario.
In realta’,un uomo di scienza diventa sempre piu’ violento nei confronti della natura – l’intero progresso scientifico si basa su questo – ed e’ distruttivo proprio perche’, di base, lo e’ rispetto all’espansione della propria consapevolezza: anziche’ espanderla,la restringe,la focalizza,la rende esclusiva: e’ una coercizione,e’ violenza.
Dunque,ricorda: la meditazione non e’ concentrazione,ma non e’ neppure contemplazione. E’ non pensiero. Tu potresti pensare a Dio,ma anche in quel caso sarebbe pensiero. Puoi pensare al denaro,oppure puoi pensare a Dio,fondamentalmente non c’e’ alcuna differenza: comunque il pensiero permane, cambia solo l’oggetto. Ebbene,se pensi al mondo,al sesso,nessuno dira’ mai che sei in contemplazione; se invece pensi a Dio,alla virtu’,a Gesu’,a Krishna,al Buddha,la gente parlera’ di contemplazione.
In ogni caso,non si tratta di meditazione: comunque e’ pensare,anche in questo caso sei interessato all’altro. Anche nella contemplazione e’ presente l’altro, sebbene non sia ovviamente qualcosa di cosi’ esclusivo come nella concentrazione.
La contemplazione e’ piu’ fluida della concentrazione. Nella concentrazione la mente e’ focalizzata su un’unico punto, nella contemplazione la mente e’ orientata verso un solo oggetto, non verso un’unico punto.
Puoi continuare a pensarci,puoi cambiare e fluire rispetto al soggetto stesso,comunque,di base, esso non cambia.
Ebbene, che cose’ la meditazione ? 
Meditazione e’ deliziarsi semplicemente della propria presenza, e’ deliziarsi semplicemente all’interno del proprio essere. E’ qualcosa di semplicissimo: uno stato di consapevolezza totalmente rilassata in cui non fai assolutamente nulla. Nel momento in cui entra in gioco il fare,ti tendi, e immediatamente subentra l’ansia. Come fare? Cosa fare? Come avere successo? Come non fallire? Ti sei gia’ proiettato nel futuro.
Se stai contemplando,che cosa potrai contemplare? Come potrai mai contemplare l’ignoto? Come potrai mai contemplare l’inconoscibile? Puoi contemplare solo cio’ che conosci. Ci puoi rimuginare sopra ancora e di nuovo, ma restera’ comunque qualcosa che conosci. Se sai qualcosa di Gesu’,potrai pensarci e ripensarci; se sai qualcosa di Krishna,potrai ruminarci sopra…potrai modificare, mutare e decorare cio’ che sai, ma tutto questo non ti portera’ mai all’ignoto. E Dio e’ l’ignoto.
Meditazione e’ semplice essere,senza fare nulla; nessuna azione,nessun pensiero, nessuna emozione. Sei semplicemente, immerso nella pura delizia di quell’essere.
Da dove spunta questa delizia,se non stai facendo nulla? Viene dal nulla,oppure viene da ogni dove; non e’ causata, poiche’ l’esistenza e’ formata dalla sostanza chiamata gioia. Non richiede alcuna causa,alcun motivo.
Se sei infelice,lo sei per una ragione; se sei felice, lo sei semplicemente,senza ragione alcuna. La tua mente cerca di trovare un motivo,poiche’ non riesce a credere a cio’ che non ha una causa,visto che non e’ in grado di controllarlo: con qualcosa privo di una causa, la mente diventa semplicemente impotente.
Pertanto,continua a trovare una motivazione qualsiasi,ma io vorrei dirti che se mai esiste una ragione per il tuo essere felice,puo’ essere solo questa: lo sei per nessun motivo; viceversa,quando sei infelice,lo sei sempre per un motivo,poiche’ la felicita’ e’ la sostanza di cui sei fatto. E’ il tuo essere,e’ la tua essenza piu’ intima: la gioia e’ la tua piu’ intima realta’.
Osserva gli alberi,gli uccelli,le nuvole,le stelle… se hai occhi per vedere, vedrai che l’intera esistenza e’ gioiosa. Ogni cosa e’ semplicemente felice. Gli alberi sono felici senza ragione alcuna: non diventeranno mai primi ministri o presidenti e non saranno mai ricchi,ne avranno mai un conto in banca. Osserva i fiori: e’ semplicemente incredibile vedere quanto sono felici senza motivo. L’intera esistenza e’ formata dalla sostanza chiamata gioia. Gli hindu la chiamano satchitananda, e ananda significa gioia. Ecco perche’ non e’ affatto necessaria una causa,una motivazione. Se riesci a stare semplicemente con te stesso,senza fare nulla,godendo semplicemente del tuo essere,stando semplicemente con te stesso,semplicemente felice per il fatto di esistere,perche’ respiri,felice di potere ascoltare il canto remoto del cuculo,senza ragione alcuna,allora sei in meditazione. 
Meditazione e’ essere qui e ora. E quando si e’ felici senza ragione alcuna,quella felicita’ non puo’ essere contenuta al proprio interno: continua a diffondersi verso gli altri,diventa una condivisione. Non la puoi trattenere,e’ traboccante,e’ sconfinata… non la puoi tenere tra le mani: devi permetterle di diffondersi. E quella e’ compassione.
Meditazione e’ essere con se stessi e la compassione e’ lo straripare di quell’essere.



Questa e’ una domanda che sento molto e che spesso mi sono sentito porre; bene, la risposta potrebbe apparire difficile in prima analisi: cercavo le parole giuste,ricercavo la piu’ appropriata spiegazione del mio percorso spirituale,dal mondo materiale,del piacere fisico e dell’immagine in cui in pratica ho vissuto per almeno ventisei anni,,alla mia rinascita intellettuale o piu’ precisamente spirituale degli ultimi due anni.

Ho cercato la risposta giusta nella meditazione,nelle mie lunghe meditazioni,nei miei libri dei grandi saggi vissuti prima di me e cosi’ la risposta e’ nata spontaneamente.
Tutto nasce dalla meditazione,dal silenzio,dalla natura. Le risposte sono all’inteno,non all’esterno. La pace si trova all’interno,non all’esterno,la felicita’ nasce da vittorie interne e non da vittorie esterne,Il Tutto, Dio , si trova nel profondo del proprio essere,nel profondo del cuore e della mente,nell’anima e quando si compie questo viaggio interiore,all’inizio c’e’ la paura e il dolore dell’ignoto, ma poi all’improvviso ecco la gioia e la beatitudine,l’Amore e la felicita’,la quiete e la pace,la consapevolezza e l’illuminazione; e’ armonia,come la natura,quando si e’ eliminato da dentro di se l’ego e tutto cio’ che ne fa parte quale sono la vanita’,l’invidia,l’arroganza e la superbia,senza di loro la vita diventa pace,quiete,armonia,gioia, beatitudine,felicita’ e tutto questo non richiede anni,decenni o molte vite,e’ tutto dentro di noi,non in qualche luogo sperduto della terra; nel silenzio e nella meditazione e’ tutto li’ a portata di mano,non nel passato che non esiste piu’,non e’ reale e non nel futuro che anche lui non e’ realta’,e’ tutto qui,nell’attimo presente che e’ l’unica cosa reale,certa ed inequivocabile,nel presente puoi cambiare le cose,nel passato no! e nel futuro nemmeno,mentre il presente e’ l’unica realta’: quindi la risposta a questa grande domanda " Come posso essere sicuro di camminare sul sentiero giusto? " e’ molto semplice!
Per questo voglio citare un Maestro spirituale indiano (India),Osho:

I segnali che ti trovi sul sentiero giusto sono molto semplici: tutte le tue tensioni inizieranno a scomparire,diventerai sempre piu’ tranquillo e quieto,sarai sempre piu’ calmo vedrai bellezza in cose in cui non ne hai mai vista alcuna,addirittura non le hai mai concepite come belle.
Le cose piu’ insignificanti inizieranno ad avere un senso incredibile. Giorno dopo giorno,il mondo intero diventera’ sempre piu’ misterioso,tu sarai sempre meno colto e sempre piu’ innocente,del tutto simile a un bambino che corre dietro alle farfalle, oppure che raccoglie conchiglie sulla spiaggia.
Percepirai la vita come un dono,una beatitudine,una benedizione e non come un problema.
E questi segnali continueranno ad aumentare sempre di piu’, se ti trovi sul sentiero giusto;se,invece,sei su quello sbagliato,accadra’ l’esatto opposto.